quinta-feira, 14 de julho de 2011

CARAVAGGIO em ROMA

Depois de saber um pouco sobre CARAVAGGIO è hora de ver ao vivo os seus quadros, estão todos espalhadas pela cidade, na outra postagem passamos já pela GALLERIA BORGHESE que é a principal por ter o maior número de obras, são seis quadros, mas reserve antes de ir, depois já mostramos também a CHIESA SANTA MARIA DEL POPOLO, que é melhor você ir depois da Galleria porque é perto. Vá agora aos outros que estão todos próximos, a CHIESA SAN LUIGI DEI FRANCESI, que foi seu primeiro trabalho importante e já mostramos, depois vá a uma outra igreja aí perto CHIESA DI SANT'AGOSTINO, com um quadro:


Madonna dei Pellegrini
 Vá agora a GALLERIA DORIA PAMPHILJ,são dois quadros do início de sua carreira: O outro é RIPOSO NELLA FUGA IN EGITTO.


Maddalena Pentita












  Aí perto fica o PALAZZO ODELSCALCHI, com um quadro:
Conversione di San Paolo














Buona Ventura
Indo sentido Coliseu, vá ao MUSEI CAPITOLINI, tem dois quadros:
San Giovanni Battista



      

        






Ainda tem fôlego para ver mais?
Pegue um transporte, e vá ao PALAZZO BARBERINI, fica perto do Largo del Tritone, não é longe, são dois quadros que vale a pena: O outro é : NARCISO

Giuditta e Holoforne
Agora chega, acho que já podemos ter uma idéia do que foi CARAVAGGIO, outro dia quando for ao MUSEO VATICANO, veja outro quadro belíssimo dele :DEPOSIZIONE.

Um comentário:

  1. Gianfranco Bettin17 julho, 2011

    Il taccuino di itinerari artistici di Ivana Wanderley si sofferma ora, in due puntate,molto documentate e basate su una scelta intelligente dei quadri, su Caravaggio a Roma. Gli appunti di Ivana Wanderley, come al solito,sono pragmatici,precisi,utili,molto gradevoli. In un certo senso sa prenderci per mano e guidarci tra chiese e musei con molta competenza ma in modo leggero, mai con supponenza. Non so se Ivana sarà d’accordo con questo comentario più astratto che sintetizza un’opinione, tra le molte possibili, sul pittore e sul suo sguardo sul mondo tipico da “pintore maledetto” come lei stessa ci ricorda. Due opere forse minori “Ragazzo morso da un ramarro”(1595,ora alla National Gallery di Londra) e “Medusa” (1598,ora alla Galleria degli Uffizi di Firenze),probabilmente due autoritratti, trasudano la sua visione tragica della vita e la tensione che il male esercita sull’uomo trasformandolo in un essere disperato. L’urlo assordante che emerge da queste e da altre opere di Caravaggio si ritroverà, espresso in una forma moderna nel 1893 ,nel famoso, inquietante, quadro di Edvard Munch. Ma in Munch domina l’angoscia ed il terrore in Caravaggio una perversa attrazione. Quale è l’essenza della pittura di Caravaggio che ne ha fatto un maestro adorato dai giovani artisti della sua stessa generazione? Caravaggio è un verista. Il verismo gli deriva dalle prime esperienze fatte in Lombardia,sua regione natale. Una regione dove la cultura pittorica costantemente è impregnata di verismo. Caravaggio ama riportare sulla tela la vita quotidiana nelle più diverse espressioni anche quando il tema riguarda personaggi ed eventi cruciali della storia religiosa e dei Vangeli. Il suo realismo lo porta a riprodurre personaggi famosi che nelle fattezze del viso,delle mani, dei piedi rivelano la loro reale estrazione sociale popolare; Caravaggio nobilita i derelitti. Caravaggio è un dissacratore: arriva a raffigurare nei panni della Madonna una famosa cortigiana romana della Roma del secolo XVI che posava per lui. Questo suo atteggiamento fortemente anticonformista spiega il perché i suoi committenti,per lo più alti prelati romani, gli rifiutassero la prima versione dell’opera oppure la rivendessero con una destinazione diversa da quella per cui era stata pensata ed ordinata. Il verismo di Caravaggio lo indice anche a rappresentare alcune bellissime nature morte ( ad esempio in “Bacco” 1596 e in “Canestra di frutta” 1598), ma mai o quasi mai paesaggi. Ma anche il suo rapporto con i frutti della natura è espresso con l’ambiguità di un artista travolto dal senso della caducità: i frutti sono colti in un momento immediatamente successivo alla maturazione quando stanno per passare alla fase della loro ineluttabile decomposizione che già si intravvede. Il “Bacchino malato” (1594 nella Galleria Borghese di Roma) è paradigmatico di questo compiacimento perverso dell’artista che contempla la discesa inarrestabile della vita verso la morte. Per concludere - Ivana Wanderley mi perdonerà se le ho fatto perdere troppo tempo con la lettura di questa nota che riprende,in parte,alcune sue considerazioni - una osservazione di tipo tecnico. E’ importante,diciamo pure decisivo, nelle tele di Caravaggio il contrasto tra luce ed oscurità ( non ombra). La luce attraversa la scena come un lampo accecante che esalta alcuni dettagli degli attori e l’aspetto fondamentale dell’evento rappresentato ma l’oscurità domina,sempre. L’oscurità è il riflesso della sua anima cupa e sofferente. Una sofferenza,una inquietudine che lo condurrà ad una morte misteriosa,il 18 luglio del 1610 – a soli 39 anni- sulla spiaggia denominata oggi della Feniglia,vicino a Porto Ercole,mentre ritornava a Roma dove avrebbe potuto cominciare una vita serena ed agiata perché Papa Paolo V lo aveva appena graziato dei reati delittuosi commessi che l’avevano obbligato ad una lunga fuga,prima a Genova,poi a Napoli,a Malta e in Sicilia. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.

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